Tale analisi, effettuata in applicazione della nuova Raccomandazione n.1 del Financial Action Task Force, ha l’obiettivo di identificare, analizzare e valutare le minacce di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo, individuando altresì la vulnerabilità del sistema nazionale di prevenzione e di repressione di tali fenomeni.
L’uso del contante
Come prevedibile, l’Italia è nuovamente inserita tra le “maglie nere” in tema di uso del contante: nel nostro Paese le transazioni effettuate in contanti sono pari all’85% del totale, contro una media europea del 60%.
L’amore degli italiani per il denaro sonante può essere sì imputato alla scarsa diffusione sul territorio nazionale degli strumenti di pagamento tracciabile, ma soprattutto al dilagare dell’economia sommersa nel nostro Paese che nel 2012 ha raggiunto ben il 22% del PIL, contro una media europea del 19%.
È ovvio che l’economia informale e illegale ami questo particolare strumento di circolazione della ricchezza, in quanto consente la non tracciabilità e l’anonimato degli scambi: a nulla valgono, in questo caso, le norme fortemente restrittive emanate negli ultimi anni in tema di circolazione del contante che anzi ne hanno solo scoraggiato l’uso negli utilizzi leciti, rafforzando invece la stretta correlazione tra economia sommersa e uso del denaro contante.
Il rischio di riciclaggio
Il rischio di riciclaggio nel nostro Paese è molto significativo ed è aumentato a causa della crisi economica: si pensi a tal proposito, ai tanti piccoli imprenditori stretti nella morsa della crisi di liquidità e si immagini con quale facilità gli stessi possono essere vittima di fenomeni di usura.
Spesso, come rivela il Rapporto, si è osservata una strana mutazione del fenomeno dell’usura: con la recessione la figura dell’usuraio si è evoluta ed è diventata quella di un professionista, molto frequentemente organizzato.
Ma non è solo l’usura lo spauracchio da cui difendersi. Il Rapporto richiama anche il fenomeno della corruzione, che tra il 2001 e il 2011 ha consumato 10 miliardi di euro l’anno di PIL, per un totale di 100 miliardi in dieci anni.
Sempre la crisi economica ha inoltre favorito moltissimi reati fallimentari e societari, lasciando inoltre ampio spazio ai reati tributari.
Ebbene, questi proventi illeciti, in un modo o nell’altro, dovranno essere reimpiegati nell’economia legale e il rischio di riciclaggio è quindi altissimo.
Criminalità organizzata come principale rischio
Eccezion fatta per i reati tributari, quasi tutte le condotte più preoccupanti in tema di riciclaggio di denaro sono correlate alla criminalità organizzata, non solo italiana, ma anche straniera.
Rimane il narcotraffico la principale fonte di finanziamento per la criminalità organizzata, ma non deve essere dimenticato il comparto del gioco (legale o illegale) e il traffico illecito di rifiuti.
Lo sfruttamento sessuale e il traffico di esseri umani destano invece minore preoccupazione nel nostro Paese ai fini del fenomeno del riciclaggio di denaro: sono infatti le organizzazioni straniere quelle più attive in questi settori e molto spesso reinvestono le somme ottenute nei loro Paesi di provenienza.
http://www.fiscal-focus.info/attualita/la-crisi-favorisce-il-riciclaggio-di-denaro,3,25239
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