Annunciata la proroga, si aspetta l’ufficialità.
Tale, cari amici e colleghi, è la situazione nella quale ci troviamo anche quest’anno, alla quale siamo giunti con puntualità estrema. Una situazione che si ripresenta scadenza dopo scadenza: vi è la necessità della proroga a causa dei ritardi della Pubblica Amministrazione, lo Stato annuncia la proroga ma non la ufficializza se non a ridosso della dead line. Sembra un copione già scritto e già recitato decine di volte, al punto da averne abbastanza, da desiderare qualcosa di diverso da uno Stato che dovrebbe fondarsi sulla certezza del diritto e invece si basa sull’approssimazione.
La scadenza Irpef per le persone fisiche e Ires/Irap per le società è il 16 giugno. Si tratta di una manciata di giorni lavorativi, con l’aggiunta della pubblicazione in ritardo degli studi di settore. Come abbiamo visto, nei giorni scorsi è stato lanciato l’annuncio di una possibile proroga della quale, a oggi, non abbiamo alcuna certezza. Niente di ufficiale, dunque. Con Padoan alla ministeriale Ocse di Parigi, nessuno può firmare il provvedimento che dà ufficialità all’annuncio. In altri termini, la salvezza è nelle mani del capo del Ministero dell’Economia e delle Finanze che però attualmente è oltreconfine. Il tutto è rimesso a voci di corridoio che comunque danno per certo il rinvio della scadenza. Come procedere? In che modo uscire dall’impasse? Senza una firma, senza un annuncio certo, siamo in alto mare e la responsabilità non è dei professionisti né dei contribuenti, bensì di un’Amministrazione Finanziaria il più delle volte incompetente.
Ora, mi chiedo perché sul fronte statale chi sbaglia non paga mai. In un’azienda, quando si verifica il disservizio, le conseguenze sono addebitate al responsabile. L’apparato statale invece non riesce a individuare le varie responsabilità di questi gravi disguidi. Io ritengo che sia tutto da ascrivere a una diffusa e uniforme mancanza di competenze!
Fondamentalmente l’apparato statale ha usufruito di una semplificazione a scapito dei professionisti grazie alla telematizzazione del sistema fiscale. Perché allora non approfittarne per migliorare l’apparato, magari impiegando in tal senso le energie risparmiate? Purtroppo si va sempre peggio e non importa il colore politico di chi governa: a essere assente è sempre lei, la COMPETENZA.
A ciò va ad aggiungersi un altro problematico appuntamento fissato anch’esso per il 16 giugno: il versamento della prima rata delle imposte sugli immobili! Anche qui la chiarezza è un miraggio. Il contribuente non sa a quanto ammonta il proprio versamento, perché bisogna attendere la delibera dei comuni prevista per luglio.
Il quadro è questo e non è per nulla rasserenante. Io mi chiedo, con grande amarezza, come possiamo anche solo immaginare di crescere e di uscire dalla crisi, se a venir meno è l’aspetto fondamentale sul quale deve basarsi uno Stato democratico: il rispetto del cittadino/contribuente.
Se questo sacrosanto diritto al rispetto viene calpestato, allora non serve a nulla che i governi si alternino. Cambiano i nomi sulle poltrone, ma la minestra è sempre la solita: scialba e fredda.
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