Dopo aver incontrato l’Anci, per venire incontro da un lato alle esigenze determinate dal rinnovo dei consigli comunali, e dall’altro all’esigenza di garantire ai contribuenti certezza sugli adempimenti fiscali, il Governo ha deciso che nei Comuni che entro il 23 maggio 2014, non avranno deliberato le aliquote la scadenza per il pagamento della prima rata della Tasi, è prorogata da giugno a settembre.
Per tutti gli altri Comuni la scadenza per il pagamento della prima rata della Tasi resta il 16 giugno 2014.
Se, tuttavia, un rinvio delle scadenze di pagamento potrebbe essere una buona soluzione per i contribuenti, ci si chiede come potranno, d’altro canto, i Comuni far fronte agli eventuali problemi di liquidità che potrebbero aprirsi a seguito dello slittamento delle scadenze.
I comuni ce la faranno? – Innanzitutto, il differimento del versamento del tributo ha delle conseguenze sui bilanci degli enti locali, già sfinite dal Patto di stabilità interno e dall’enorme quantità di imposte locali non riscosse, a causa in questo caso della mancanza di liquidità dei cittadini, forse ancor più preoccupante! La Tasi e l’Imu sono, infatti, le principali fonti di finanziamento per i servizi erogati dai Comuni e un eventuale differimento del pagamento creerebbe un “cash crunch” – una crisi di liquidità drammatica – e l’impossibilità per i comuni di continuare a erogare i servizi. Tale situazione poteva essere prevista già qualche mese fa: con l’emanazione del decreto c.d. “Salva Roma-ter”; il Governo aveva previsto l’ennesimo rinvio del termine per chiudere i bilanci preventivi dei Comuni ed era evidente che ciò avrebbe portare con sé uno slittamento delle scadenze per fissare le aliquote dei tributi locali, a partire dalla nuova TASI.
Oltretutto, il rinvio è nato proprio per evitare di costringere i Comuni in scadenza, ad approvare bilanci privi di numeri certi sulla Iuc, ma per le nuove Giunte (soprattutto nei casi di ballottaggio) è abbastanza facile comprendere come sia impossibile chiudere i lavori anche entro la nuova data. Non dimentichiamoci, poi, che ad alimentare il rebus Tasi sono intervenute due spending review con il decreto Irpef e il decreto casa, che, nel continuare a modificare i fondi destinati agli enti locali, rendono impossibile calcolare quelle che sono le reali esigenze di gettito tributario!
Proroga per gli immobili diversi dall’abitazione – Per le abitazioni principali e pertinenze (oltre che per immobili assimilati alle stesse) i sindaci devono approvare le aliquote Tasi, da inviare entro il 23 maggio 2014 per la pubblicazione entro il 31 maggio 2014, In caso di mancata pubblicazione, il versamento viene automaticamente fatto slittare al 16 dicembre 2014, senza necessità di proroga.
Gli altri immobili, d’altro canto, dovevano trovare rispondenza nelle delibere da approvare entro il 31 maggio 2014. Nonostante questo, a oggi solo poco più del 10% dei sindaci avevano reso note ai loro cittadini aliquote, detrazioni e modalità di versamento della Tasi 2014. Per 4.100 Comuni, poi, le decisioni sulla Tasi restavano in sospeso, date che si intersecavano con la tornata elettorale amministrativa del prossimo 25 maggio 2014.
Il vero problema si poneva per gli immobili diversi dall’abitazione principale ed è qui che è intervenuta la proroga. Se i comuni non delibereranno entro il 31 maggio 2014 (e non entro il 23 come specificato erroneamente dal Ministero), il versamento verrà prorogato al 16 dicembre 2014.
Non sarà necessario, dunque, versare sulla base dell’aliquota standard pari all’1 per mille, l’imposta, per poi conguagliare a saldo (16 dicembre 2014) sulla base delle delibere comunali.
Si verserà direttamente applicando l’aliquota effettiva, evitando il problema di versare un’imposta all’ 1 per mille (al 50% per l’acconto), che dovrà poi essere chiesta a rimborso, se il comune ne avesse deliberato l’esenzione (es. immobili in uso gratuito ai figli che la utilizzano come abitazione principale), con le lungaggini delle procedure comunali per ottenerlo.
Anche la ripartizione dell’imposta tra proprietario (o detentore di altro diritto reale) e occupante dell’immobile non è più un problema; la Legge di stabilità 2014 (L. n.147/2013) stabilisce un range che va dal 10% al 30% di compartecipazione dei due soggetti al versamento; è l’ente locale, poi, a dover stabilire la ripartizione esatta. Con la proroga si evita il rischio, dunque, in mancanza di delibera di versare in modo errato le somme.
Oggi, quindi, sia i proprietari delle abitazioni principali, che di altri immobili, possono tirare un sospiro di sollievo (almeno per questi pochi mesi), sperando che le scadenze non creino della congestione negli studi alle prese con l’invio del modello Unico!
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