Prezzi al consumo – Rispettando le attese, l’Istat ha diffuso ieri le stime sui prezzi al consumo, soffermandosi pertanto sul tasso inflazionistico di febbraio in rapporto a quello emerso nel mese di gennaio dell’anno in corso e nella medesima mensilità dell’anno passato. In base a quanto sottolineato nella comunicazione di ieri, nello scorso mese di febbraio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi ha subito due differente variazioni. In primo luogo, per quel che concerne il calcolo congiunturale, vediamo che l’indice si è contratto di un decimo di punto, mentre in riferimento alle stime su base annua si è verificato un aumento di cinque decimi di punto.
Trend inflazionistico – I riscontri effettuati dall’istituto nazionale di statistica hanno dunque mostrato un andamento al ribasso del tasso inflazionistico. Alla luce dei dati illustrati, il rallentamento dell’inflazione è ascrivibile a dinamiche relative alle componenti definite ‘volatili’ come risultano appunto i beni energetici e gli alimentari freschi. A ben vedere, al netto di questo genere di prodotti, l’inflazione di fondo si attesta all’1% mostrando una sostanziale stabilità. Il medesimo valore che l’istituto aveva registrato nel mese precedente emerge a febbraio per quel che concerne l’inflazione calcolata al netto dei soli beni energetici. L’indice generale dell’inflazione, su base mensile, ha comunque posto in evidenza una leggera contrazione. Il parere dei ricercatori che hanno elaborato il rapporto mensile sui prezzi al consumo è che una tale dinamica sia soprattutto dovuta alla diminuzione dei prezzi dei vegetali freschi e della frutta fresca e dei prezzi dei beni energetici non regolamentati. Tuttavia non è questo l’unico fattore che ha causato la riduzione del dato, in quanto un evidente peso è altresì derivato dalla flessione, anch’essa congiunturale, dei servizi relativi alle comunicazioni. Per quel che concerne poi l’inflazione acquisita per l’anno in corso, l’Istat ha individuato un calo su base mensile di un decimo, che porta il dato allo 0,1%. In merito ai prezzi dei beni inoltre, si evidenzia una diminuzione tendenziale sempre di un decimo di punto, parallelamente a un tasso di crescita dei prezzi dei servizi sale all’1,2%, dall’1,1% di gennaio. Da siffatti riscontri emerge quindi un ampliamento congiunturale pari allo 0,5% del differenziale inflazionistico tra servizi e beni. Su base mensile poi si registra la contrazione di due decimi dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che però aumentano di un punto nel confronto tendenziale. Calo congiunturale della stessa entità si segnala per i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto, che però su base annua sono aumentati dello 0,6%.
Ipca e Foi – Come di consueto, le elaborazioni dell’istituto nazionale di statistica si chiudono con due focus concernenti rispettivamente l’Ipca e il Foi. Nel primo caso, ossia per quanto riguarda l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, si rileva un calo mensile di tre decimi di punto contestualmente a una maggiorazione tendenziale di quattro decimi. “Contribuiscono alla flessione congiunturale anche i saldi invernali dell’abbigliamento e calzature, di cui l’indice NIC non tiene conto”, spiega l’Istat. Infine, relativamente all’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi, l’Istituto rileva una diminuzione congiunturale di un decimo di punto e un aumento su base annua di 5 decimi di punto.