Convenienza – Niente Iva, Irap e Studi di Settore, solo un’imposta sostitutiva del 5% sul reddito: queste le convenienze del regime dei minimi, che prevede appunto la sostituzione di Iva, Irap e Irpef con un’aliquota al 5%.
Contribuenti minimi – I contribuenti minimi sono coloro che nell’anno precedente hanno conseguito compensi non superiori ai 30 euro, non hanno effettuato cessioni all’esportatore, servizi internazionali e non hanno avuto dipendenti o collaboratori.
Adesioni – Nel 2009 i soggetti che hanno scelto il regime dei minimi sono stati 627.322, in forte crescita rispetto all’anno precedente (+23,8%). L’aumento delle adesioni risulta ancora più accentuato dal 2008 (499.768 soggetti) al 2011 (770.163 soggetti).
Rischio – Per questo motivo l’allerta del fisco che ha deciso di valutare quanto la scelta di questo regime sia stata effettuata per ricavarne soltanto vantaggi fiscali. E sono partite le verifiche di situazioni considerate a rischio evasione.
Sose – A confermare tale rischio è arrivata anche la Sose (Società degli studi di settore) la quale nel corso dell’audizione del 8 aprile scorso che si è svolta in Commissione finanze al senato, avente a oggetto gli organismi della fiscalità e il rapporto tra contribuenti e fisco ha fatto presente che “l’aumento delle adesioni al regime agevolato ha creato un danno in termini di gettito, legato soprattutto alla concorrenza sleale sul mercato da parte degli operatori, che pur non in possesso dei requisiti per accedere al regime agevolato, hanno occultato parte dei ricavi conseguendo un ingiustificato vantaggio. Nell’insieme, quindi, si sono venuti creare una serie di effetti distorsivi come la perdita della progressività di imposta per i soggetti minimi titolari di altri redditi, la trasformazione di rapporti di lavoro dipendente in attività produttive regolate dal nuovo regime dei minimi, la tendenziale contrazione del livello degli investimenti in beni strumentali (il soggetto minimo non deve aver effettuato nel triennio precedente acquisti di beni strumentali di importo superiore a 15.000 euro), il disincentivo al mantenimento di rapporti stabili di lavoro con tendenziale induzione al lavoro irregolare, la possibilità di annotare maggiori rimanenze finali, la progressiva eliminazione di società di persone e studi associati, l’incentivo alla deduzione di costi non inerenti”.
Studi di settore – Per la Sose, invece, l’introduzione degli studi di settore ha, complessivamente, determinato effetti positivi sulla lotta evasione fiscale. “Nel 1995 il volume d’affari non dichiarato era del 42,2%, già nel 2000 i livelli erano scesi al 29,4%, per arrivare al 15,9% nel 2010 e assestarsi sul 12,1% nel 2012”.
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