Decreto del fare – Il D.L. 69/2013 (cd. Decreto “del fare”), recante disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia, e convertito nella L. 98/2013 ha apportato importanti modifiche all’art. 19, D.P.R. 29 settembre 1973, n. 602 in tema di dilazione delle somme iscritte a ruolo o affidate ad Equitalia a seguito di avvisi di accertamento esecutivi.
Dilazione – Il Decreto del fare (Decreto Legge n.69/2013 convertito con modificazioni dalla Legge n. 98/2013) ha consentito ai contribuenti di richiedere rateazioni fino a un massimo di 120 rate mensili nei casi in cui il cittadino si trovi, per ragioni che non dipendono dalla sua responsabilità, in una grave e comprovata situazione di difficoltà legata alla congiuntura economica. Ai fini della concessione di tale maggiore rateazione, si intende per comprovata e grave situazione di difficoltà quella in cui ricorrono congiuntamente le seguenti condizioni: accertata impossibilità per il contribuente di eseguire il pagamento del credito tributario secondo un piano di rateazione ordinario (72 rate) e situazione di solvibilità del contribuente che consenta allo stesso di sostenere il piano di rateazione più lungo.
Befera – Circa tali agevolazioni concesse ai contribuenti il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera ha evidenziato come queste abbiano portato un calo del gettito fiscale affermando che “Abbiamo qualche riflesso negativo sul gettito per quanto riguarda le norme recentemente approvate del giugno 2013 che hanno consentito un’ulteriore rateizzazione da sei a dieci anni e la possibilità di non pagare otto rate anche non consecutive in caso di difficoltà”.
Decadenza – In relazione alla possibile decadenza dalla rateazione, il decreto “del fare” ha, inoltre, alleggerito la previsione normativa. Se, infatti, prima era sufficiente il mancato pagamento di due rate consecutive per decadere dal beneficio della rateazione con conseguente impossibilità di rateizzare ulteriormente il debito che veniva iscritto a ruolo per la parte ancora da saldare, a seguito del nuovo intervento normativo, invece, tale previsione è limitata ai casi in cui il debitore non paghi otto rate, anche non consecutive. Pertanto, il contribuente decade dal beneficio della dilazione qualora non paghi otto rate, anche non consecutive, del piano di ammortamento concesso.
Riapertura ai contribuenti decaduti – A tal proposito Benedetto Mineo, ad di Equitalia, in Commissione Finanze del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui rapporti Fisco-contribuenti ha dichiarato che Equitalia è pronta a riaprire le porte ai contribuenti morosi che sono decaduti dal piano di rateizzazione per non avere onorato almeno due pagamenti. Tali contribuenti potrebbero fruire del piano di rateizzazione fino a 10 anni e la perdita del diritto di spalmare il proprio debito fiscale su più anni potrebbe scattare dopo 8 mancati pagamenti come appunto previsto dal “Decreto del Fare”.
Motivazioni – Mineo ha spiegato ai senatori che “da una prima stima si evidenzia un potenziale bacino di oltre 20 miliardi di euro che potrebbe essere rimesso in rateazione”. E per questo “potrebbe rilevarsi opportuna una ulteriore riflessione sulla possibilità di consentire, anche a chi è decaduto dalla rateazione secondo le vecchie regole, di ottenere in via eccezionale un’altra possibilità di dilazionare il debito”.
Federalismo Fiscale – Nel corso della propria audizione, oltre a sottolineare i profili di criticità collegati all’efficacia retroattiva delle norme sulla decadenza dal beneficio della rateazione, il direttore Befera ha segnalato gli importanti risultati ottenuti dalla collaborazione tra l’Agenzia fiscale e i Comuni.
In tal senso è stato sottolineato che grazie alla collaborazione dei Comuni, che possono usufruire di informazioni presenti in Anagrafe Tributaria ed individuare situazioni di anomalia fiscale sul proprio territorio da trasmettere agli uffici dell’Amministrazione Finanziaria, sono stati emanati oltre 10.000 atti di accertamento con oltre 186 milioni di maggior imposta.
Le maggiori segnalazioni dei Comuni hanno riguardato fenomeni evasivi legati al patrimonio immobiliare.
A fronte del proprio impegno, ai Comuni viene riconosciuta una partecipazione alle maggiori somme riscosse, relative a tributi statali. In particolare, si tratta delle maggiori somme relative a IRPEF, IRES, IVA, imposte di registro, ipotecaria, catastale e tributi speciali catastali, comprensive di interessi e sanzioni.
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