L’argomento è stato sollevato anche dal servizio studi della Camera nel fascicolo sul disegno di legge di stabilità 2013. Nella prima versione del Ddl presentata al Parlamento, prevedeva una franchigia di 250 euro per una lunga serie di spese detraibili e deducibili (l’agevolazione scatterebbe, per ogni spesa, solo per la quota che supera la soglia) e un tetto massimo di 3.000 euro all’anno per le spese su cui calcolare le detrazioni (con poche esclusioni). Dopo la riesamina del disegno di legge, dal tetto massimo della detraibilità rimangono solo alcune importanti spese a carico delle famiglie, come gli interessi passivi sui mutui per l’acquisto della casa.
Proprio il potenziamento del contrasto d’interessi tra contribuenti è una delle strade più spesso indicate dai tecnici per migliorare i risultati della lotta all’evasione fiscale.
Le conclusioni dell’Amministrazione finanziaria – L’Amministrazione finanziaria arriva alla conclusione che l’agevolazione fiscale, per essere appetibile e per portare effettivamente all’emersione del “nero”, deve quanto meno assorbire il vantaggio collegato all’evasione, quindi deve avere un certo peso (si pensi al 36% sulle ristrutturazioni edilizie, che il decreto sviluppo ha aumentato al 50% in chiave anticrisi). Minore è la quota di nero che emerge con l’uso degli sconti fiscali, più alta sarà in proporzione la perdita certa di gettito che deriva dall’introduzione dei bonus.
Lo stesso Governo ha evidenziato che, in merito alla detrazione del 55% sulla riqualificazione energetica degli edifici o allo sconto del 19% previsto per chi iscrive i figli in palestra, nei primi due anni dall’introduzione dell’agevolazione c’è stato un aumento dei ricavi dichiarati, ma che si è notevolmente ridotto negli anni successivi.
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