I dati – I dati degli ultimi anni non sembrano però deporre verso questa tesi visto che la stessa Agenzia delle Entrate ammette come i risultati del piano straordinario previsto per il triennio 2009-2011 confliggano con detto obiettivo, atteso che se da un lato lo stesso ha consentito di incrementare i controlli portandoli nel 2011 a circa 36 mila, dall’altro “va tuttavia evidenziato che al detto incremento numerico registrato nel triennio 2009-2011, ha solo in parte corrisposto il netto miglioramento qualitativo, auspicato nelle circolari n. 13/E del 2009, n. 20/E del 2010 e n. 21/E del 2011” come evidenziato di seguito. Nel 2009 infatti con 28.316 accertamenti eseguiti il maggior imponibile accertato è stato pari a 460 milioni; nel 2010 con 30.443 accertamenti eseguiti il maggior imponibile accertato è stato pari a 501 milioni; nel 2011 con 36.390 accertamenti eseguiti il maggior imponibile accertato è stato pari a 586 milioni.
Periodo 2013 – Nel 2013, invece, a seguito delle vicissitudini che ha dovuto affrontare la messa in atto della nuova versione dell’accertamento sintetico, il numero di controlli sono scesi a 21.000 portando un maggior imponibile accertato di 350 milioni. La transizione dal vecchio al nuovo strumento di controllo sintetico del reddito delle persone fisiche, la lunga attesa del via libera da parte del Garante privacy e il perfezionamento della metodologia di ricostruzione delle spese hanno portato ad una flessione del 43% rispetto ai 36 mila controlli del 2012.
Esito – Quel che però emerge dai dati sopraesposti è il fatto che i risultati non sembrano deporre per un’azione condotta nei confronti dell’evasione maggiormente “sfacciata”, stante gli importi che sembrano riferire di recuperi di grandezze tipiche per una famiglia con una coppia di impiegati o per un autonomo di dimensioni medio-piccole.
Periodo 2014 – E con le prospettive future non sembra si possano auspicare risultati migliori. Infatti nonostante anche nell’ultimo bilancio pubblicato il 16 luglio scorso l’Agenzia delle Entrate insista con il sostenere che “[…] particolare cura dovrà essere posta nell’attività di analisi e selezione delle posizioni più significative che consentirà un miglioramento qualitativo dei risultati […]” dall’esito delle prime missive spedite non sembra ci si trovi di fronte a un’inversione di rotta. In molti casi infatti, le lettere, si sono rivelate piene di errori a causa di informazioni non corrette o non aggiornate contenute nelle banche dati dell’Amministrazione finanziaria: si va da spese incriminate per un immobile che in realtà era uscito dalla disponibilità del contribuente in quanto pignorato, alla rilevazione di elevate spese per leasing o assicurazioni incompatibili con il reddito dichiarato nel quadro RN in quanto si tratta di costi inerenti l’attività d’impresa, quindi integralmente dedotti nel quadro RG. Sembra che molte delle lettere inviate si concluderanno con un nulla di fatto con relativo annullamento dell’azione accertativa anche con autotutela, il meccanismo con il quale il fisco riconosce di aver commesso un errore e provvede ad azzerare la propria pretesa.
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