Ma ecco, potremmo avere una ditta in contabilità semplificata. Ora, questa ditta, potrebbe aver optato per la determinazione dell’IVA per cassa, ma anche no. Quindi, potrebbe trovarsi ad effettuare le liquidazioni IVA sulla base delle fatture registrate (pagate o incassate che siano), mentre il reddito, alla luce delle recenti normative, dovrebbe essere determinato non più per competenza, bensì per cassa. Quindi, la situazione esattamente opposta a quella che si potrebbe prospettare in una SRL.
Ma non è mica finita qua… ci potrebbe essere da considerare l’IRI, che va a tassare ad aliquota fissa in capo all’azienda il reddito non distribuito, mentre il reddito distribuito viene imputato come reddito di partecipazione ad IRPEF ordinaria. Quindi? Prima si registrano le fatture, e di determina l’IVA se non si è scelta ‘la cassa’ – attenzione, la cassa per l’aspetto IVA! Poi si verifica quali di queste fatture hanno avuto il riflesso numerario per determinare il ‘reddito’ con il principio di cassa, poi di questo reddito si va ad effettuare una nuova suddivisione, tra distribuito e non distribuito. Ed in caso di impresa familiare? Mah… boh… vedremo.
Una cosa però (e chissà perché non ci stupisce) sembra assodata. Che sia soggetto ad IRI o che sia soggetto ad IRPEF tutto il reddito confluirà nel quadro R per la determinazione della base imponibile INPS artigiani / commercianti / servizi. D’altra parte, se già oggi i soci lavoratori di SRL pagano l’INPS per ‘trasparenza’, anche se la società non ha optato per la trasparenza, come potevamo sperare in qualcosa di diverso?
A questo punto, che fare? Far optare tutte le semplificate per il regime IVA per cassa, ammesso che non siano aziende che non possono optare? Sembrerebbe essere la risposta più razionale, se tanto tutto deve essere monitorato sotto l’aspetto numerario, almeno le due cose andrebbero a correre in parallelo.
Certo che in una contabilità non ci sono solo le fatture, non dimentichiamolo. Esempio banale e diffuso: personale dipendente. Anche qui varrà la cassa? Leggasi “stipendio non pagato, stipendio non dedotto?”. Certamente avrebbe senso in questo quadro, ma allora come la mettiamo con le deduzioni IRAP? Dovremmo far presente al consulente del lavoro gli stipendi ed i contributi effettivamente versati affinché le deduzioni IRAP vengano di conseguenza rideterminate, o si aprirà un terzo (quarto… quinto… sesto… ho perso il conto) binario?
E poi, immaginiamo un futuro controllo fiscale: tutto determinato ‘per cassa’, ma con i libri contabili che ancora ‘parlano’ per competenza. Un caos assoluto, una marasma nel quale, probabilmente, da buoni italiani, i peggiori troveranno terreno fertile per tenere comportamenti illegali, mentre la stragrande maggioranza affogherà nella marea di fango di questa ennesima alluvione di burocratese / fiscalese.
Che poi, non si era detto che il problema era tenere sotto controllo il fenomeno della falsa fatturazione? Non è forse per questo che lo spesometro si è così insinuato nelle nostre vite? Ma quindi, cosa dobbiamo aspettarci ancora? Come si potrà incrociare il dato relativo all’aspetto ‘per cassa’? Come verificare se il cliente ‘Tizio’ sta dando per pagata la fattura, deducendo quindi il relativo costo in un regime per cassa, mentre il suo fornitore ‘Caio’ per quella stessa fattura dichiara magari di non aver incassato nulla, non versando quindi le relative imposte?
Attorno a tutto questo ancora altri regimi: quei pochi che sono ancora ‘MINIMI’, i molti che piuttosto che impazzire ‘contraggono’ le loro aziende per restare ‘FORFETTARI’ e tutta una serie di sfumature di fuoriusciti dai vari regimi che sfido il legislatore stesso a ricordarsele tutte.
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