La nostra fantasia non si era spinta ancora fino a questo punto, non avevamo considerato l’onda demolitrice che cavalca il nuovo Governo Renzi.
Il Presidente del Consiglio ha annunciato ieri, 08 maggio 2014, in occasione di una visita a Genova all’Istituto Italiano di Tecnologia, che è allo studio da parte dell’Esecutivo la possibile abolizione del modello 740.
Ha dichiarato: “Il 740, fortunatamente per loro, non ce l’hanno negli altri paesi e non l’avremo nemmeno noi, perché dal prossimo anno elimineremo un certo modello di dichiarazioni dei redditi”.
Dopo l’annuncio dell’invio diretto dei modelli dichiarativi pre-compilati ai contribuenti da parte dell’Agenzia Entrate , ecco spuntare addirittura la soppressione del modello.
Ora, cerchiamo di capire se sia realizzabile una tale scelta e iniziamo partendo dalla ragione per cui compiliamo il modello Unico, così i nostri governanti potranno capire esattamente a che serve!
A cosa serve il modello Unico PF – Si ricorda che la dichiarazione dei redditi deve essere presentata da tutte le persone che l’anno precedente hanno avuto redditi, se non rientrano tra i casi specifici di esenzione.
Il modello Unico, quindi, ha la funzione, da un lato, di conguagliare più redditi percepiti da diversi datori di lavoro (nel caso in cui non sia già stato comunicato al nuovo sostituto al momento del trasferimento) e dall’altro di consentire al contribuente persona fisica di beneficiare di possibili risparmi di imposta (detrazioni e deduzioni), nella consapevolezza che la spesa che deve affrontare, regolarmente certificata da fattura, ricevuta fiscale e/o scontrino parlante, possa avere riscontro favorevole sotto il profilo prettamente personale, ma anche di bilancio pubblico.
Il conguaglio dei redditi – Questa, signor Renzi, è l’epoca dei precari! Sempre più lavoratori concludono il proprio anno di lavoro con una pluralità di contratti firmati e periodi di lavoro ultimati: due, tre o più contratti a termine, a progetto, a chiamata o intermittente. Ne consegue che l’anno successivo i lavoratori ricevono non uno ma più modelli Cud, da diversi datori di lavoro. Oppure un Cud dall’ex datore di lavoro e successivamente un Cud dall’Inps, per coloro che ricevono l’indennità di disoccupazione, ora Aspi o Mini Aspi.
Ma può anche accadere che il contribuente non voglia far sapere a un datore di lavoro quali redditi diversi ha percepito nell’anno d’imposta e si rifà quindi, al dichiarativo per sistemare la partita con il fisco.
Spesso il cumulo dei redditi porta ad una imposta Irpef da pagare, per effetto del calcolo basato sulle aliquote per scaglioni di reddito dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef).
Il meccanismo di calcolo dell’Irpef come imposta progressiva. L’imposta sul reddito Irpef è progressiva e per scaglioni di reddito. Le aliquote crescono al crescere del reddito. Nell’anno 2013, ad esempio l’aliquota è del 23% fino a 15.000 euro e poi del 27% oltre i 15.000 euro e fino a 28.000 euro, del 38% oltre, ecc. Questo comporta, ad esempio, che la tassazione applicata su due contratti di lavoro per un totale imponibile fiscale di 10.000, al netto dei contributi versati, è diversa dalla tassazione applicata considerando i due redditi cumulati e quindi su 20.000 euro.
Nei singoli contratti, il datore di lavoro sostituto d’imposta, non sapendo del reddito di 10.000 già percepito, applica il 23%. Ne consegue che il contribuente paga il 23% su 20.000 euro, mentre doveva pagare il 23% su 15.000 euro ed un’aliquota del 27% sulla restante parte di 5.000 euro. Quindi c’è da versare, in sede di ricalcolo delle imposte dovute all’atto della presentazione del modello 730, una differenza del 4% su 5.000 euro (dal 23% al 27%).
Oltretutto, in caso di pluralità di modelli Cud 2014 ricevuti su più redditi percepiti nell’anno 2013, che se i rapporti di lavoro sono stati contemporanei, le detrazioni per lavoro dipendente, legate al numero di giorni spettanti, potrebbero essere state calcolate dai singoli datori di lavoro in maniera doppia di quanto effettivamente spettante.
Le detrazioni per lavoro dipendente devono essere per un massimo di 365 giorni, anche se ci fossero periodi di lavoro indicati in più di un Cud 2014. Cioè se un lavoratore è stato titolare di due contratti di lavoro (si pensi a due part-time 50%) nello stesso periodo, e i due datori di lavoro hanno calcolato per intero la detrazione per lavoro dipendente, quindi considerando gli stessi giorni di lavoro per due volte, una a testa, è chiaro che il lavoratore ha fruito delle detrazioni fiscali in maniera doppia rispetto a quanto gli spettava. E deve sistemare la partita in Unico!
Nel modello 730 o 740, il ricalcolo delle detrazioni spettanti porterà ad un debito d’imposta, per effetto della “restituzione” delle maggiori detrazioni fiscali di cui si è fruito rispetto a quanto si aveva diritto a ricevere. Quindi oltre al reddito di riferimento sul quale calcolare le detrazioni che cambia considerando la globalità dei redditi percepiti nell’anno, cambiano anche i giorni di detrazione fiscale spettante indicati nei vari Cud 2014.
Il recupero delle detrazioni e deduzioni – D’altro canto va compreso come pensa l’Esecutivo di poter recepire i dati relativi agli oneri sostenuti dal contribuente (oneri detraibili e deducibili) e magari di applicare le norme del Tuir nella valutazione della misura rilevante ai fini irpef di tali spese.
Se un commercialista nemmeno in 60 anni di attività, riesce ad vere una visione precisa e completa del nostro sistema tributario, come può l’Erario sopperire in pochi mesi a tutto ciò, rottamando tutti gli operatori addetti alla predisposizione dei modelli?
CAF, commercialisti, tributaristi e fiscalisti in genere…non preoccupatevi, ci pensa l’Esecutivo!
Ora però, dai nostri Governanti ci aspettiamo il Nobel, devono puntare lì!
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