Ai bassi ritorni in termini monetari, infatti, si affianca ormai una componente importante, rappresentata dal fattore rischio.
Sempre più famiglie oggi hanno difficoltà economiche e non riescono a far fronte a tutte le spese: ecco perché, molto spesso, a rimanere insoddisfatto è il proprietario dell’immobile nel quale vivono, con il quale si continuano a cercare accordi per diminuire o prorogare di qualche tempo la scadenza del pagamento.
In questo scenario i proprietari degli immobili richiedono sempre maggiori garanzie prima di stipulare un contratto di locazione.
Molto spesso infatti si ricorre ad un vero e proprio controllo sull’inquilino, richiedendo le ultime buste paga e la dichiarazione dei redditi, nonché indagando sulle motivazioni che spingono a richiedere in locazione l’immobile. Rilevante è inoltre il controllo sugli eventuali protesti, nonché un colloquio con il precedente proprietario.
Sempre maggiore attenzione viene inoltre dedicata alla stipula del contratto, fase nella quale si cerca di individuare le soluzioni migliori per coniugare le esigenze dell’inquilino e quelle del locatore.
Sicuramente un aspetto rilevante, in questo ambito, è la tassazione.
È infatti noto come il proprietario dell’immobile sia tenuto sempre a pagare le imposte sui canoni riportati nel contratto, sebbene gli stessi non siano stati effettivamente riscossi.
Sarà invece possibile non indicare gli importi in dichiarazione nel caso in cui si sia concluso il procedimento di convalida di sfratto per morosità del conduttore.
Solo qualora il giudice attesti la morosità dell’inquilino anche per i periodi precedenti la data di conclusione del procedimento di convalida di sfratto, il locatore potrà chiedere il riconoscimento di un credito d’imposta pari alle imposte già versate a fronte dei canoni comunque non percepiti.
Questo credito d’imposta potrà essere utilizzato nella prima dichiarazione dei redditi utile dopo la conclusione del procedimento di convalida di sfratto, ma comunque non oltre il termine di prescrizione (come noto, pari a 10 anni).
Tuttavia è da rilevare come, nel periodo di mancato pagamento dei canoni, il locatore sia comunque tenuto a pagare le imposte, sommando al danno la beffa: non ricevere in pagamento quanto dovuto e contestualmente versare le imposte.
Pertanto, oltre alle ordinarie forme di garanzia, quali il deposito cauzionale, spesso si prevedono nel contratto ulteriori strumenti come la polizza fideiussoria.
Come noto, infatti, il proprietario dell’immobile può richiedere il versamento di una cauzione al fine di potersi garantire con riferimento al puntuale pagamento del canone e da eventuali danni causati dall’inquilino.
Può tuttavia richiedere anche una polizza fideiussoria, affinché il proprietario possa essere tutelato nel caso di omesso versamento dei canoni pattuiti.
Tuttavia, spesso è molto difficile per l’inquilino riuscire a stipulare una fideiussione e, per tale motivo, attualmente risultano essere particolarmente interessanti alcune forme di assicurazione, per le quali sono previste anche apposite convenzioni.
Infine, può essere espressamente stabilito nel contratto che il mancato pagamento dei canoni, oltre un certo termine, può produrre la risoluzione del contratto. Tuttavia tale clausola non risulta essere particolarmente efficace, in quanto, molto spesso l’inquilino continua ad occupare i locali, sfruttando i tempi lunghi connessi ad un procedimento giurisdizionale di convalida di sfratto.
Sicuramente il rischio che non si deve correre è però quello di rendere eccessivamente oneroso per l’inquilino il contratto di locazione: eventuali difficoltà connesse al pagamento dei canoni potrebbero essere ancora più difficili da superare ove ai canoni stessi si aggiungano ulteriori spese per le garanzie richieste dal proprietario dell’immobile.
wordpress theme by initheme.com