E’ necessario correre ai ripari – Una sanzione di importo pari a 300.000 euro, a fronte di mancati adempimenti che sono esclusivamente formali (almeno a fronte di quanto riportato sul citato quotidiano locale), è decisamente inaccettabile.
Non solo, infatti, quest’importo rappresenta anni e anni di lavoro, ma rischia anche di compromettere la continuità dello stesso studio professionale.
Purtroppo, però, il Legislatore è ancora sordo davanti alle richieste dei professionisti, che da anni chiedono a gran voce di rivedere le sanzioni, e penalizzare, pesantemente, soltanto coloro che, con intenti frodatori, hanno disatteso le norme di legge.
Irrogare ad un commercialista una sanzione di 300.000 euro perché non ha chiesto il documento di riconoscimento al cliente (che magari abita a pochi metri di distanza e che è conosciuto da una vita) è senza dubbio fuori da ogni logica, e palesemente in contrasto con i principi di proporzionalità tanto invocati a livello europeo.
In alcuni casi, quindi, l’unica strada da percorrere è rappresentata dalla rassegnazione: se questo è il quadro sanzionatorio vigente (e, con ogni probabilità, lo sarà ancora per molto), non possiamo che adeguarci e rispettare alla lettera le disposizioni in materia di antiriciclaggio.
Rimbocchiamoci le maniche, e perdiamo qualche giorno del nostro lavoro a controllare minuziosamente gli adempimenti posti in essere: questi pochi giorni potrebbero mettere al riparo un’intera vita di sacrifici professionali.
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